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Programma dell'Associazione

"I Circoli dell'Ambiente e della Cultura Rurale - ONLUS"


Premessa

 

Il programma dei Circoli dell’Ambiente e della Cultura Rurale è improntato sull’AMBIENTALISMO SOSTENIBILE PARTECIPATO.

Il fallimento dell’ambientalismo fondamentalista è un dato di fatto: è il fallimento dell’ambientalismo sessantottino, quello delle proteste in piazza, quello dei “NO!” a prescindere, quello dei “NO!” agli impianti per la gestione dei rifiuti, dei “NO!” alle opere infrastrutturali, dei “NO!” alla valorizzazione del territorio, dei “NO!” a tutto, quello della sinistra radicale, quello bocciato dagli italiani nel 2008, che l’hanno sfrattato dal Parlamento.

E’ diventato necessario, dunque, guardare alla politica ambientale in una nuova ottica, realista e non fondamentalista, tecnico-scientifica e non demagogica, che abbia come stella polare il principio dello sviluppo sostenibile e che sappia conciliare lo sviluppo socio-economico di un territorio con la tutela dell’ambiente.

Non possiamo più affidarci a forze legate ad un recente passato totalmente fallimentare: sono quelle stesse forze che hanno creato la più grande catastrofe ambientale della storia d’Europa, l’emergenza-rifiuti in Campania, che non vogliono il Ponte sullo Stretto, che manifestano con rabbia ed odio contro la TAV, che dicono “NO!” al nucleare, che vogliono abolire la caccia, che gridano alla catastrofe di fronte ai cambiamenti climatici, che non usano la ragione, ma sfruttano la paura!

 

Politica Ambientale Partecipata

 

Il nostro programma poggia su di un pilastro, il rispetto del Principio di Sussidiarietà, sia nella sua accezione verticale che in quella orizzontale.

Saremo presenti non solo su tematiche nazionali ed internazionali, ma in ogni zona in cui c’è una problematica ambientale particolare da affrontare e risolvere. Siamo un movimento federale di massa, partecipe, grazie ai nostri Circoli sparsi in tutta l’Italia, di tutte le questioni che preoccupano una porzione di territorio e la relativa comunità: non ci fermeremo a Roma, non accentreremo la nostra azione, non ci appiattiremo sulla Capitale alla sola ricerca di una fumosa visibilità, ma saremo una forza centripeta.

Il modello da importare è quello francese: prendere le decisioni con il massimo della TRASPARENZA e con il massimo COINVOLGIMENTO delle popolazioni locali, che hanno esigenze diverse e spesso contrastanti.

È finita l’epoca dello scarica-barile: ogni ente, ogni organizzazione, ogni cittadino dovrà prendersi le proprie responsabilità.

È finita l’epoca dei facinorosi che lottano in strada per strumentalizzare la paura: le associazioni nate con doppia tessera che hanno fino ad oggi monopolizzato la tematica ambientale in Italia dovranno misurarsi con quelle che rappresentano la maggioranza degli Italiani, il popolo silenzioso, quei moderati che decidono di non scendere in piazza per far valere le proprie idee ma si affidano ai metodi concessi dalla democrazia: dovrà prevalere sempre e comunque la sovranità popolare a scapito di qualunque anarchica dimostrazione violenta.

 

Ambiente e Costituzione

 

Il 3 maggio 2001, durante la campagna presidenziale in Francia, il Presidente Chirac annunciò ad Orléans il suo desiderio di «inserire una ecologia umanista nel cuore del nostro patto repubblicano». Con la legge costituzionale 2005-205  la Francia ha consacrato i principi relativi alla protezione dell’ambiente, dando loro valore costituzionale.

Adottata dopo numerose consultazioni, che hanno coinvolto anche i cittadini, la Carta dell’Ambiente, che consta di 10 articoli , riprende diritti e principi di «terza generazione» già consacrati in testi legislativi o trattati internazionali. Essa afferma da un lato il diritto di vivere in un ambiente equilibrato e rispettoso della salute e dall’altro il dovere di prender parte alla preservazione ed al miglioramento dell’ambiente, nel rispetto dei principi di prevenzione, del “pollueur-payeur”, di precauzione e di partecipazione. Sono alla base della Carta il principio di sviluppo sostenibile, l’educazione, la formazione, la ricerca e l’innovazione.

La costituzionalizzazione della tutela ambientale rappresenta una rivoluzione culturale destinata a riscrivere la storia del diritto internazionale: assurgendo a valore costituzionalmente riconosciuto e garantito, l’ambiente «si traduce in nuove situazioni giuridiche soggettive […] tutelate in sede giurisdizionale» ed «in obblighi positivi a carico dello Stato che deve garantire la tutela e la salvaguardia del diritto universale dell’ambiente» .

In Francia, dunque, l’ambiente è diventato un vero e proprio diritto soggettivo, che condiziona la produzione normativa, le politiche di settore e le attività della Pubblica Amministrazione da un lato e dall’altro la giurisprudenza costituzionale, che dovrà dichiarare incostituzionali tutte le norme in contrasto con la Charte.

Noi vogliamo che lo stesso provvedimento venga adottato in Italia, che vengano dunque costituzionalizzati i principi internazionali, il diritto a vivere in un ambiente salubre e tutto quanto ne discenda. Esigiamo, però, che venga data una particolare attenzione all’interpretazione dei principi dettati dalla riforma costituzionale che chiediamo, affinché essa non diventi un boomerang nella parte in cui dovrà essere fissato il succitato principio di precauzione, che, se riletto alla luce della cultura pseudo-ambiental-mopolista imperante in Italia, rischia di legittimare l’imbalsamazione che gli ambientalisti-fondamentalisti invocano.

 

Il Ruolo della Scuola

 

Decreto-Legge 172/08, convertito in legge con la L. 210/08, recante misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale :

 

[…]

Art. 7-bis
Formazione scolastica

1. Al fine di formare i giovani relativamente all'importanza della conservazione di un ambiente sano e al rispetto del territorio, nonche' alla realizzazione di tutte le pratiche utili per l'attuazione del ciclo completo dei rifiuti, sono previste iniziative di formazione attraverso l'inserimento dell'educazione ambientale nei programmi scolastici relativi al periodo dell'obbligo di istruzione, come definito dall'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni.

 […]

 

In ossequio all’art. 7-bis del Decreto-Rifiuti ed in attesa della norma di attuazione, abbiamo intenzione di avviare fin da subito un percorso con le scuole di ogni ordine e grado, presentando progetti che portino alla sensibilizzazione degli alunni verso la tematica ambientale: lo faremo con lezioni ed attività extra-curriculari, con concorsi e con incentivi all’organizzazione ed alla partecipazione a viaggi di istruzione e percorsi tematici.

 

Gestione dei Rifiuti

 

La gestione dei rifiuti è il più grosso problema che un Amministratore, dall’Assessore del più piccolo Comune a quello della più grande Regione d’Italia, si trova a dover affrontare. Ed in alcune zone, laddove mancano gli impianti, è anche il più difficile e la soluzione è quasi impossibile.

NON POSSIAMO RISCHIARE UNA NUOVA EMERGENZA-RIFIUTI COME QUELLA CHE, PARTITA DA NAPOLI, HA UMILIATO GLI ITALIANI FACENDO IL GIRO DEL MONDO !!!

NON POSSIAMO AFFIDARE LA GESTIONE DEI RIFIUTI ALLA SINISTRA DI BASSOLINO, DI PECORARO SCANIO, DI VENDOLA, DEI VECCHI E NUOVI VERDI, DELLE ASSOCIAZIONI CHE COMBATTONO CONTRO GLI IMPIANTI!!!

L’analisi dell’emergenza-rifiuti causata dalla Sinistra è davvero molto semplice: minima raccolta differenziata; chiusura delle discariche; protesta in piazza contro la costruzione degli impianti.

 

Raccolta Differenziata

Una raccolta differenziata dei rifiuti a livello elevato rende possibile la diminuzione di rifiuti destinati a discariche o inceneritori: una significativa parte di essi potrebbe essere trattata e riutilizzata. Differenziare, dunque, è il primo passo per una gestione ottimale dei rifiuti, ma non è la soluzione unica e definitiva: risolve la metà dei problemi, non tutti.

Noi esporteremo l’esempio delle Amministrazioni Comunali che hanno sconfitto la piaga dei rifiuti grazie alla Raccolta Differenziata con il metodo del “porta a porta”.

Punteremo tutto sulla formazione dei cittadini ed in particolare degli studenti, che dovranno innanzitutto capire perché è necessario differenziare il rifiuto e non sentirsi semplicemente obbligati: non stiamo combattendo una guerra contro il rifiuto, stiamo conducendo una battaglia di civiltà per trasformare il rifiuto in risorsa.

Suggeriremo alle Amministrazioni l’applicazione del principio “Chi Inquina Paga” nell’interpretazione preventiva propria della dottrina francese: forti dovranno essere i premi e gli incentivi per i virtuosi, così come pesanti gli aggravi fiscali e le sanzioni per chi si dimostrerà insensibile alla tutela dell’ambiente.

Alla raccolta differenziata vorremmo veder legati anche concorsi a premi, che stimoleranno ancor di più i cittadini a migliorare.

Incoraggeremo il passaggio “da Tassa a Tariffa” ed il Compostaggio Domestico. In ogni Comune vorremmo veder aprire uno Sportello di Eco-Scambio.

 

Rifiuto Zero

L’obiettivo del “Rifiuto Zero” è forse impossibile, lo è sicuramente almeno all’attuale stato della tecnologia, ma nulla vieta di farne il traguardo a cui tendere.

Metteremo in atto importanti campagne per la riduzione della produzione di rifiuti rivolte non solo ai singoli cittadini, ma anche e soprattutto alle Aziende (cfr. Imballaggi; Clean Production; utilizzo esclusivo di sacchetti di plastica biodegradabile o di borse di plastica riutilizzabili; preferenza per i distributori di prodotti; ecc.).

 

Discariche

Punteremo all’abbandono quasi totale degli impianti di smaltimento a discarica.

 

Impianti

Riteniamo assolutamente necessario costruire gli impianti, sia quelli per il recupero che quelli per la termovalorizzazione, indispensabili per la gestione dei rifiuti, anche in quelle Regioni e Province che ne sono sprovvisti.

Nel lungo termine sarà necessario, in accordo con le comunità locali, individuare i siti per la costruzione di piccoli e medi impianti: piccoli consorzi di Comuni potranno gestire i loro rifiuti con impatto ambientale pari a zero, data la minima quantità di rifiuti da smaltire. Siamo sicuri che questo sistema favorirà ulteriormente la raccolta differenziata, poiché i cittadini che non differenzieranno il rifiuto saranno essi stessi colpiti, più o meno violentemente a seconda della loro virtù nel differenziare, dalle conseguenze.

Vogliamo vedere incentivata la costruzione di piccoli e medi impianti a biomasse. La biomassa è costituita da sostanze biologiche di origine animale o vegetale che, opportunamente trattate, possono essere trasformate in energia pulita: il suo sfruttamento energetico può comportare notevoli ricadute a livello economico, ambientale, occupazionale ed offrire nuove opportunità di sviluppo a zone marginali e depresse.

 

Turismo Sostenibile, Aree Protette e Beni Culturali

 

Il Turismo, reso sostenibile, deve assolutamente rappresentare la prima risorsa della nostra Penisola, soprattutto al Sud: sarebbe impossibile elencare tutte le bellezze della nostra amata Nazione, prima nel mondo per possesso di beni culturali (ma solo sesta per fruizione) e colma di aree naturali stupende.

Gli Italiani tutti devono essere orgogliosi della loro Patria e sentirsi fortunati: il compito è quello di esaltare l’esistente e valorizzare il patrimonio che la natura, così generosa con noi, ci ha concesso.

Il turismo mondiale è stato messo in ginocchio dalla crisi economica e quello italiano in particolare dalla sciagura delle immagini dei rifiuti della Campania, trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo: il nostro compito è innanzitutto quello di RICOSTRUIRE E PROMUOVERE L’IMMAGINE, soprattutto all’estero.

Punteremo alla formazione dei giovani nel campo turistico, finanziando borse di studio, incentivando corsi di laurea, master, corsi di formazione e soprattutto scambi culturali con l’estero.

Abbiamo da offrire tutto ai turisti: il mare, la montagna, le oasi naturalistiche, le città d’arte, i musei più belli e ricchi del mondo, i percorsi alternativi e tanto altro ancora che neanche riusciamo ad immaginare!

Fare della cultura italiana un marchio da esportare nel Mondo è un dovere: essa deve essere resa godibile per chiunque, anche commerciale, se questo può voler significare un avvicinamento da parte delle masse e dei giovani. Non può essere imposta, essa vive della partecipazione dei cittadini.

Sarà necessario evitare cementificazioni selvagge che impoverirebbero la terra dei nostri padri, ma altrettanto importante è favorire la costruzione degli impianti di ricezione turistica necessari ad accogliere i visitatori: un turista contento è la migliore pubblicità che possiamo fare alla nostra Italia.

Le Aree Protette, così come previsto dalle legislazione nazionale ed internazionale, saranno gestite nell’ottica della valorizzazione e non della mera contemplazione. La loro storia, la loro esistenza va rivisitata e riscritta in un’ottica antropocentrica. Il recupero del rapporto uomo-natura passa anche e soprattutto attraverso il contatto diretto e non c’è modo migliore per prender coscienza della magnificenza e della grandezza dei beni ambientali e per stringere il vincolo di vera e propria amicizia con tutto ciò che ci circonda di quello di vivere intensamente ed in maniera immediata l’incontro con il creato: è questo il ruolo che noi assegniamo alle Aree Protette ed alle Oasi, lontano da ogni fanatismo protezionista. Per raggiungere il nostro obiettivo, partiremo ancora una volta dai giovani e dai giovanissimi: terremo corsi di formazione per i giovani che diventeranno le guide ambientali e soprattutto sproneremo le istituzioni scolastiche ad avvicinare i bambini ed i ragazzini al rispetto dell’ambiente tramite la riscoperta diretta del valore intrinseco della natura. Le Aree Protette dovranno essere vissute in funzione del rispetto dell’ambiente, dovranno essere parte integrante della vita delle comunità e mete di turismo e non semplicemente cattedrali nel deserto, salvaguardate in un’ottica fondamentalista.

Preservare da ogni tipo di inquinamento il mare che circonda le coste italiane, ma anche le spiagge, con chiarezza di competenze e maggiori mezzi messi a disposizione delle forze dell’ordine, dovrà essere responsabilità non solo delle Amministrazioni, ma anche di ogni singolo cittadino, chiamato a vigilare ed a segnalare gli eventuali abusi. Stesso discorso vale ovviamente per i laghi, i corsi d’acqua e tutte le mete turistiche che la natura mette a disposizione.

In conclusione, il nostro turismo dovrà diventare un TURISMO SOSTENIBILE E DI QUALITà, che dovremo conciliare con la quantità. Dovremo noi stessi essere per primi a rispettare il nostro territorio per imporre il rispetto ai turisti. L’autopromozione che ne verrà sancirà il rilancio del nostro settore turistico.

 

Infrastrutture e Trasporti

 

È necessario, per il Governo centrale e per le Amministrazioni locali, investire pesantemente nelle infrastrutture, affinché in Italia non esistano Cittadini di serie A e cittadini di serie B: il momento è particolarmente propizio, poiché, nei periodi di crisi economica, l’investimento nelle infrastrutture serve, sotto diversi aspetti, a rilanciare l’economia.

Gli investimenti dovranno riguardare innanzitutto la viabilità nelle zone che più di tutte vivono questa problematica. Ma parallelamente chiediamo che vengano realizzate le Grandi Infrastrutture, quelle che spaventano perché rappresentano il progresso, quelle che dovranno consentirci di rimanere al passo con i tempi, quelle che ci aiuteranno a non diventare Cittadini di serie B, ma questa volta con lo sguardo rivolto all’Europa ed in un’ottica sempre più globale.

Lo diciamo a chiare lettere: VOGLIAMO IL PONTE SULLO STRETTO, perché i Siciliani sono Italiani come tutti gli altri e non è possibile che per percorrere i 4 km scarsi che li separano dalla Calabria debbano impiegare delle ore; VOGLIAMO L’ALTA VELOCITÀ, per facilitare gli spostamenti di persone e merci, perché il traffico su rotaia è più sicuro e meno inquinante di quello su gomma; VOGLIAMO SALVARE VENEZIA e vogliamo che vengano adottate le misure adeguate; VOGLIAMO CHE SIANO COSTRUITE E COMPLETATE LE GRANDI ARTERIE, VOGLIAMO LE INFRASTRUTTURE NECESSARIE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE e non temiamo le minacce ed i ricatti di poche teste calde che rappresentano solo uno “zero virgola” della popolazione italiana.

Vogliamo veder tutelati i nostri Porti ed i nostri Aeroporti da abusi e strumentalizzazioni e vogliamo che ne se promuovano le attività: ESSI dovranno essere collettori di turismo.

Vogliamo che il trasporto pubblico sia implementato ed incentivato: riteniamo necessarie misure che tutelino l’ambiente riducendo il traffico. Maggiori controlli consentiranno di pagare meno pagando tutti.

Vogliamo veder favorito il bike-sharing e l’uso dei mezzi elettrici per lo spostamento. Occorre importare il modello del Nord-Europa ed i dipendenti pubblici che non useranno mezzi di locomozione inquinanti per andare a lavorare dovranno premiati con un bonus.

Chiediamo investimenti in infrastrutture immateriali, con, in particolare, la diffusione della tecnologia wireless a banda larga gratuita per favorire l’avvicinamento all’uso di internet.

 

Energia ed Acqua

 

Alla base della nostra politica in tema di energia e gestione delle acque ci saranno  innanzitutto campagne di sensibilizzazione per il risparmio che partiranno dalle scuole: è necessario, per conservare l’equilibrio dell’ecosistema, per prima cosa consumare meno le risorse di cui disponiamo, ma di cui, a questo ritmo, non disporremo ancora per molti decenni.

 

Gestione delle Risorse Idriche

 

<< E' ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa - allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute.
Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all'uso personale e domestico dell'acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa.
>>

( Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, settembre 2007 )

 

In tema di gestione delle acque, non possiamo che registrare il fallimento dei carrozzoni politici che hanno portato solo ed esclusivamente ad un innalzamento delle tariffe e ad un peggioramento dei servizi.

Lo Stato deve dare l’esempio: non può chiedere il sacrificio ai cittadini senza meritarne la fiducia. È per questo che ci chiediamo il ribasso delle tariffe, l’eliminazione degli sprechi e delle perdite, ma soprattutto lo smantellamento di ogni apparato burocratico che serve solo a rendere ancor più difficile e complicata la vita dei cittadini.

La privatizzazione della gestione delle acque, accompagnata da una sana concorrenza, è la strada giusta se e solo se porta ad un miglioramento del servizio e ad una riduzione dei costi: non vogliamo tornare al passato, ma ci batteremo per ottenere le dovute garanzie dalle aziende designate.

Vogliamo veder incentivato l’utilizzo dei depuratori d’acqua domestici: riusciremmo, così, a garantire ai cittadini quello che è un diritto riconosciuto loro dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’acqua potabile, ed abbatteremmo il consumo di contenitori (bottiglie di vetro e plastica e simili) e dunque la produzione di rifiuti.

È opportuno un monitoraggio costante dei corsi d’acqua: è necessario attuare una seria politica di disinquinamento, di depurazione e di trattamento delle acque coinvolgendo tutti gli attori.

  

Energia

 

Dando ormai per scontati gli interventi per la produzione di energia rinnovabile nel settore pubblico, come ad esempio l’utilizzo dei tetti delle strutture per l’installazione di impianti e di pannelli fotovoltaici, obiettivo primario sarà INCENTIVARE IL RINNOVABILE DOMESTICO e gli interventi di EDILIZIA SOSTENIBILE. Altrettanto fondamentale sarà investire nella ricerca.

Sarà necessario intervenire sull’illuminazione pubblica per ottenere un risparmio tangibile: chiediamo interventi in tema di efficienza energetica per consumare meglio, la sostituzione dell’illuminazione pubblica con illuminazione a LED per consumare meno e l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile per consumare energia pulita.

Il settore energetico è quello più florido della Green Economy: si potrà rilanciare l’economia, grazie al risparmio in bolletta, dando un forte contributo alla riduzione delle emissioni di sostante nocive.

MA IL RINNOVABILE NON BASTA!

Sarà necessario il ritorno al nucleare, fonte di energia SICURA, ECONOMICA E PULITA.

Il nucleare è sicuro, perché la statistica non mente, è chiara e conferma che gli incidenti nelle centrali, soprattutto in quelle di ultima generazione, sono inesistenti o comunque senza conseguenze, anche nelle zone ad altissimo rischio sismico.

Il nucleare è economico, perché a fronte di un investimento iniziale pur importante, che viene ammortizzato nel tempo, c’è un risparmio enorme nella produzione di energia, a cui va aggiunta la semplice considerazione che tale energia verrebbe prodotta in Italia e non acquistata all’estero e dunque la moneta circolerebbe all’interno dei nostri confini. Minor costo dell’energia vuol dire tariffe più basse, tariffe più basse vogliono dire minori spese per le famiglie e maggiore competitività per le imprese e conseguente rilevante beneficio per l’intera economia italiana.

Il nucleare è pulito, perché le centrali non emettono sostanze tossiche nell’atmosfera e darebbero la possibilità all’Italia di affrancarsi dalla dipendenza da petrolio e carbone, vantaggio non solo economico ed ambientale, ma anche geopolitico. Il problema dello smaltimento delle scorie, che esiste e non può essere negato, va comunque ridimensionato. I rifiuti nucleari sono classificati in funzione della durata della loro vita (inferiore o superiore a 30 anni) e del loro grado di attività. Si distinguono, pertanto, i rifiuti ad attività molto bassa, i rifiuti a bassa e media attività a vita breve  ed i rifiuti ad alta attività e/o a vita lunga (e solo per questi ultimi, che rappresentano appena il 5% del totale, si pone il vero problema).

A questo aggiungiamo una verità che sfata un tabù: il referendum del 1987 non ha abrogato il nucleare, quella fu una scelta della politica! Il primo quesito, infatti, abrogò la norma che consentiva al Cipe di decidere sulla localizzazione delle centrali in caso di inerzia degli enti locali; il secondo, il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone; il terzo la norma che consentiva all’ENEL di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero.